La crisi sismica che sta interessando l’area di Grindavik nelle ultime settimane deve essere inquadrata in un ambito geologico governato dalla dorsale medio atlantica in un settore in cui questa emerge dal fondale oceanico e corre in emersione per attraversare l’intera Islanda. Ma l’area di Grindavik è nuova ad episodi come quelli che si stanno verificando in queste settimane? Cerchiamo di capire meglio come si è generata questa propaggine ovest della Penisola di Reykjanes.
Il Servizio Geologico Islandese nel corso del 2020 ha condotto una importante campagna di studio nell’area di Grindavik per geometrizzare i flussi di lava che dalla terra ferma hanno raggiunto l’oceano correlandole con le eruzioni sottomarine avvenute in tempi storici nell’area di Grindavik. L’area di Grindavik fu interessata dal una serie di eventi eruttivi ai quali è stato dato il nome di “Reykjaneseldar”, nel periodo tra il 1210 e il 1240. Questi eventi provocarono una importante eruzione sottomarina al largo di Reykjanes e colate di lava sulla terraferma sia a Reykjanes che a Svartsengi.
Una di queste colate laviche “Eldvarpahraun” si sviluppo appena ad ovest dell’abitato di Grindavik. I diversi crateri eruttivi che generarono “Eldvörp”, si disposero lungo un lineamento lungo più di 8 km che si estende da Svartsengi fino alla costa meridionale di Staðarberg, dove la lava colò nel mare.
I dati acquisti da campagne di misurazione sui fondali oceanici condotte dalla Guardia Costiera islandese sono stati elaborati da “ÍSOR” Servizio Geologico Islandese e mostrano chiaramente che la lava non si è fermata sulla riva ma è fluita per un lungo tratto sott’acqua. Il punto più lontano si estende a circa 2,7 km dalla costa e ad una profondità di circa 90 m. È possibile che il lineamento tettonico sul quale si sono impostati di crateri eruttivi si estendesse anche oltre la linea costiera e che contemporaneamente si sia verificata un’eruzione sottomarina. È difficile identificare uno o più crateri sottomarini, ma la posizione del fronte lavico sul fondo del mare indica un flusso di lava attraverso “fratture” senza molta attività esplosiva. L’area coperta della lava sul fondale marino è di circa 3,4 kmq.
Questo fenomeno non è affatto unico, la penisola di Hópsnes a Grindavik si è generata con colate di lava che scorrevano verso la costa e formando un canale di afflusso sottomarino. In questo caso l’evento è più antico, ha circa 8000 anni e si estende sott’acqua fino ad una profondità di circa 100 m.
Le mappe dei fondali marini di ÍSOR di Reykjaneshryggur e Kolbeinseyjarhryggur mostrano lave che sono fluite attraverso il fondale marino da crateri e fessure a grandi profondità.
Il Servizio Geologico Islandese ritiene che sui fondali marini prospicienti le coste islandesi interessate da eventi eruttivi sottomarini e flusso di lava dalla terra ferma, si siano nel tempo impostati diversi tunnel lavici in grado di lasciar fluire ingenti volumi di magma protetti da una coltre di rapida solidificazione che ne ha permesso il flusso fluido.
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Progetto Iceland Stop Global Warming
GEOSTRU è partner del progetto Iceland Stop Global Warming, un progetto che vuole riportare l’attenzione sul problema dei mutamenti climatici attraverso una attività diretta sui luoghi che testimoniano le trasformazioni più evidenti attraverso monitoraggi geologici.